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Silvietto Lovato
Montagne - Paesi - Popoli


Equador 2007 salita al Chimborazo 6310mt
Mi racconto
Sono Lovato Silvietto nato a Villa Bartolomea un paese della bassa pianura Padana. Chissà perché ho sempre avuto una passione per le montagne. Fin da piccolo le vedevo stagliarsi in lontananza e mi sembravano irraggiungibili.
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Da giovane, ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare i colli euganei e la palestra di roccia di Rocca Pendice e il monte Pirio a Teolo.In questi luoghi il CAI di Padova, aveva delineato, attraverso una vera e propria guida, i vari tracciati con le relative difficoltà classificate. Non avevo attrezzatura, tantomeno una corda, ho imparato guardando gli altri ad arrampicare.

La montagna è una passione che quando ti prende non ti lascia più
Agli inizi degli anni settanta, ho cominciato a frequentare le dolomiti; ma è stato a Campitello di Fassa, nella casa delle guide alpine, che ho potuto con l’aiuto delle guide alpine del posto a realizzare quelle esperienze che non avevo potuto fare da ragazzo.
Il mio maestro di roccia e di ghiaccio è stato Gino Comelli, attuale Capo del soccorso alpino della Val di Fassa. Il Pollice del Sassolungo è stato il mio primo esame, poi esperienze sul ghiaccio in Marmolada, quando, in certi momenti dell’anno, il ghiaccio arrivava fino alla diga del Fedaia.
Con Comelli sono salito in varie vie come la Via Micheluzzi e la Via Fedele. I ricordi sono tantissimi ne cito solamente alcuni. Con la guida Felicetti sono salito sulla seconda Torre del Sella e sullo spigolo Abram. Conoscevo tutte le guide alpine, sciavo e arrampicavo con loro, gran parte di loro nel 1976 avevano partecipato alla spedizione alpinistica in Patagonia. Ricordo ancora i loro racconti, le piccole soddisfazioni e i tanti sacrifici fatti. Allora non vi erano gli equipaggiamenti tecnici di adesso.
A quei tempi generalmente si partiva di notte sperando che la luna illuminasse i sentieri poco tracciati. Alle prime luci dell’alba si cominciava a salire e solo quando eri in vetta assaporavi il panorama. Una pacca sulle spalle e un abbraccio e là giornata generalmente finiva con del minestrone caldo e dello speck nel rifugio alpino più vicino.
Ho avuto la fortuna di arrampicare con Almo Giambisi, con lui sono salito sulla Via Maria e sulle Torri del Vaiolet, arrampicando sul bellissimo Spigolo della De Lago. Quando siamo arrivati in vetta allo spigolo la giornata era bellissima, non una nuvola, il cielo terso, si vedevano in lontananza le montagne Austriache. L’ Almo mi disse di prendere la macchina fotografica per immortalare il momento, non avevo con me la macchina fotografica, ma a dire il vero in quel momento non mi importava più di tanto, sapevo che ero in vetta e in torno a me vi era un paesaggio magico.
Di Almo Giambisi ho un particolare ricordo dei suoi racconti delle sue esperienze nelle Ande e in Himalaya. Le sue avventure a quei tempi erano pioneristiche. Anni dopo quando anche io ho camminato su quei sentieri Himalayani che portavano ai campi base Dell’Everest e del Cho Oyu, mi sono venuti a mente i suoi racconti.
Ma la vita ha le sue regole “Non si campa di solo amore per la montagna”.
La vita ti impone delle scelte da fare, scelte che ti portano alla creazione di una nuova famiglia, con oneri e onori che ne conseguono. Il lavoro giustamente prende la priorità e vieni preso dai vortici della vita lavorativa, di conseguenza anche l’allenamento per le vie verticali viene a mancare.

E allora esplori la montagna sotto altri aspetti, adesso ci sono le salite sui ghiacciai di diversi quattromila e lunghe camminate sulle montagne dell’arco alpino, con nuovi amici e nuove esperienze.
Fisicamente sono sempre stato abbastanza in forma, anche perché dopo il lavoro d’ufficio potevo tornare a casa e camminare lungo il sentiero che costeggia l’Adige oppure fare esercizi nella piccola palestra che mi ero fatto in Garage.
Poi arriva il Pensionamento: Ho sempre pensato al pensionamento non come una fine, ma l’inizio di una nuova esperienza di vita. Ero pronto a mettere in atto idee e progetti a lungo studiati e che ora potevo attuare.

Apro una importante realtà della mia vita,
che si chiama Giovanna
La moglie che mi ha sopportato e supportato in questi tanti anni che siamo insieme. Lei non ha mai scalato o ha fatto esperienza su ghiaccio, ma mi è sempre stata vicina, ottima camminatrice e sciatrice. Già negli anni settanta con gli scii facevamo insieme i quattro passi dolomitici, la Marmolada, la Val Senales e delle puntate nella valle dello Stubai in Austria.

Dal 2000 in poi io e Giovanna abbiamo girato il mondo




a parte alcune mie spedizioni alpinistiche in alta quota, in Bolivia, Tanzania, Ecuador, Nepal, lei ha sempre partecipato a trekking molto impegnativi, ne cito alcuni: la Patagonia Argentina e Cilena, le Ande Boliviane superando passi mediamente superiori ai 4000 metri, al Marocco con la cima del monte M’gun 4068 metri, all’Islanda attraversamento dell’isola in autosufficienza, ai campi base dell’Everest 5300 metri e del Cho Oyu, alle cime dei Balcani in Bulgaria, ai grandi parchi del Canada e dell’ Alaska, alla Cappadocia, ai monti della Grecia, per citare i più significativi.
In questi anni non ci sono stati solo Trekking e montagne, ma anche viaggi conoscitivi in giro per il mondo, America, Australia, Africa, Asia, cercando sempre di indagare la parte storica e culturale dei popoli che si andava a visitare.
Mentre in gioventù non avevo neanche la macchinetta fotografica per scattare delle foto, negli ultimi anni mi sono comperato delle telecamere e ho cominciato a filmare i viaggi che facevamo. Ore e ore di file che presi singolarmente non dicevano niente. Inizialmente con l’aiuto di una persona che lavorava nell’ambito della fotografia, ho imparato con pazienza e tenacia, a creare dei filmati che raccontassero una storia dei popoli e dei luoghi che si erano andati a visitare.
Delle persone che hanno visto questi filmati e ne hanno apprezzato il contenuto mi hanno chiesto perché non li mettessi in rete in modo che tutti ne potessero usufruire; e così ho fatto.